Lo scorso febbraio ho compiuto 60 anni. Da molto tempo penso, immagino, qualcuno dice mi illudo, di vivere fino a 120 anni in splendida forma, più viva e in gamba di quando ne avevo 20 o 30 (*).
Per dirla col sommo poeta, sono quindi nel mezzo del cammin della mia vita. Non mi sento in una selva oscura, né di aver smarrito la diritta via, anche se a volte non è così lineare e luminosa come immagino. Mi sento piuttosto al giro di boa. Il percorso della mia vita sta prendendo la direzione del ritorno a Casa, del ritorno all’Origine, verso quella Luce da qui tutto viene e dove tutto ritorna. Luce, non cenere!
Quella Luce di cui ognuno di noi porta sulla terra una scintilla, unica e speciale, per lasciarla brillare e illuminare così i giorni propri e quelli altrui, come ci ricordano le candeline del compleanno.
In questi ultimi mesi la consapevolezza di camminare verso il “ritorno a casa” ha dato una nuova luce, è proprio il caso di dirlo, alla mia vita. Ha dato maggiore dignità e valore ai giorni, al tempo, al prendermi cura di me, ad iniziare dal mio corpo, di chi sta intorno a me e di Madre Terra.
Il corpo, compagno di tutta la vita. Il veicolo attraverso il quale sperimentiamo qualsiasi cosa su questa terra, dai piaceri ai dolori, dalle emozioni ai pensieri. Il tempio in cui accadono miracoli ad ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni battito del cuore. Una macchina perfetta che fa sempre del suo meglio per mantenerci in vita nel miglior modo possibile con quello che gli diamo da mangiare, bere, respirare. Come sarebbe prendersi veramente cura del proprio corpo? Cosa vuol dire portare attenzione alla qualità del cibo, dell’acqua, dell’aria, e anche del movimento, dei pensieri e delle emozioni che diamo continuamente in pasto al nostro corpo?
Dalla fine dello scorso dicembre seguo una nutrizione clinica, un regime alimentare che ha completamente cambiato il mio modo di mangiare, di bere e di mantenermi in forma. Più che eliminare quello che mi fa male, do al corpo quello di cui ha bisogno, quello che lo nutre e lo fa stare in forma nel momento in cui ne ha bisogno. E’ un cambio di paradigma che, come spesso accade, ha portato cambiamenti a 360°, è diventato un nuovo modo di fare e soprattutto di essere. Quali sono i pensieri che mi nutrono? Come mi alimentano le persone che frequento, i libri che leggo, i film che vedo? Le azioni che compio sostengono e nutrono me e chi mi sta intorno?
Sento forte la necessità di una revisione individuale e sociale del ruolo delle donne, e degli uomini, della mia età nella società. Come sarebbe trasformare il desiderio dell’eterna giovinezza nella gratitudine per i giorni vissuti; mostrare con dignità ed eleganza i capelli bianchi e i segni del tempo piuttosto che nasconderli con tinte o botulino? Come potrebbe essere una società dove le donne, e gli uomini, più anziani si ergono a testimonianza di armonia e rispetto di se stessi, della vita e del pianeta, dove l’esperienza acquisita negli anni è riconosciuta e messa al servizio della comunità?
Un piccolo passo verso la Gioia di Essere.
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(*) Non che fossi brutta, spenta o poco capace a quell’età. Tutt’altro. Lavoravo nel campo dell’informatica, dove di donne non c’erano molte, ed ero orgogliosa di essere la più giovane funzionario in azienda. Soprattutto lottavo, anzi militavo per un mondo più giusto e più equo, dalla parità dei sessi e il femminismo alla “lotta di classe” e la sinistra extraparlamentare; frequentavo i gruppi di autocoscienza alla Casa delle Donne, allora in Via del Governo Vecchio, il comitato di quartiere e i collettivi politici dell’area del Manifesto. Ero piena di rabbia e di giudizio verso tutto e tutti quelli che non la pensavano come me/noi, sicura di aver tutta la verità e la ragione dalla mia e dalla nostra parte.