Ho iniziato a praticare hatha yoga nel 1987. Avevo appena compiuto 30 anni e sentivo l’urgenza di fare qualcosa per mantenere il mio corpo in forma. Non amavo, e non amo, le palestre, lo jogging, i pesi e neppure l’aerobica, molto in voga in quegli anni. Non ho mai creduto al No pain No gain (Nessun dolore Nessun guadagno).
Un’amica mi propose di andare insieme a fare hatha yoga in un posto di sua conoscenza.
Mio padre aveva iniziato a praticare yoga a metà degli anni ’70, in un periodo in cui pochissimi ne avevano sentito parlare in Italia. Non avevo un buon ricordo della sua esperienza. Aveva iniziato a bere acqua calda durante i pasti, a mettersi in posizioni strane e a non mangiare più carne. Cose strane, fonti di preoccupazione per mia madre, di ulteriore incomprensione per me e mia sorella adolescenti e di ironia per mio fratello che da allora, quando è in vena di scherzare, lo chiama Yogananda.
Nonostante i ricordi familiari, seguii con curiosità e piacere la mia amica in un centro di meditazione dove si praticava anche hatha yoga. C’erano persone che dopo la lezione si fermava a cantare in una lingua strana e poi a meditare. Io l’ho provato una volta e non sono più tornata per tanto tempo.
Lavoravo nell’informatica all’epoca, avevo una mente estremamente logica e razionale. Mi sembrava che cantare in una lingua incomprensibile e “fermare la mente” in meditazione erano pratiche per persone che avevano qualche problema, io “non ne avevo bisogno”!
L’insegnante di hatha yoga però era bravissima. Amavo seguire le sue lezioni, allungare il corpo, ruotarlo, stare a testa in giù e sentire via via gli effetti benefici della pratica.
Quell’estendere gli arti, quello stare capovolta o quel torcere la colonna avevano un notevole impatto nel corpo e anche nella mente che contemporaneamente si ammorbidiva, si apriva, si alleggeriva.
Un sentimento di profonda gratitudine verso la mia amica e la mia insegnante mi pervade ogni volta che penso a quel periodo. E’ stato l’inizio di una svolta che mi ha portato a colorare la mia vita quotidiana di hatha yoga fino a lasciare, un paio di anni dopo, la carriera informatica per imparare, praticare, insegnare yoga e meditazione.
Si, colorare la mia vita e a sostenerla a 360°, anche in modo molto pratico ed efficace. Il pranayama e gli esercizi di respirazione per esempio sono stati fondamentali in molte situazioni, soprattutto durante il travaglio e il parto per la nascita dei miei due figli. Alcune posizioni di hatha yoga, insieme alla danza, sono state essenziali nel periodo della menopausa. Qui di seguito ne indico quattro e suggerisco la lettura di questo vecchio articolo dello Yoga Journal anglofono per maggiori indicazioni.
Se hai già una conoscenza di yoga puoi praticare le posizioni seguendo le istruzioni che trovi cliccando sui nomi delle asana. Se sei a digiuno di hatha yoga ti invito a frequentare le lezioni di un/una bravo/a insegnante nella tua zona, piuttosto che improvvisarvi allieva davanti allo schermo.
Nella foto sopra il titolo puoi vedere Supta Badha Konasana e subito sotto a destra Supta Virasana che ti invito a NON praticare se hai problemi alle ginocchia. Entrambe queste posizioni possono dare sollievo per le vampate. La prima è la mia preferita perché è molto rilassante e rigenerante.
Uttanasana e Prasarita Padottanasana (qui a sinistra con il supporto della sedia) sono utili per l’insonnia e gli stati d’ansia.
Sostegni di altro genere e ugualmente utili sono i cerchi della Luna Viola e Metapausa, un percorso tra corpo e arte, ideato insieme a Mimma Scigliano, ispirato dalle tappe tracciate da Alexandra Pope sulla menopausa che può essere svolto in incontri individuali e/o di gruppo, on line e/o in presenza.
Entrambi sono un accompagnamento verso il diventare Donna saggia, Donna Matura, Regina della propria vita, a beneficio di ogni donna e della società intera.
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Un piccolo passo verso la Gioia di Essere … Donna saggia