La parola counseling deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta dal verbo latino consulo-ĕre, “consolare”, “confortare”. La parola inglese non è traducibile in italiano, nessuna delle traduzioni possibili infatti (“consolare”, “confortare”, “consigliare” “fornire consulenza”) rispecchia l’essenza del counseling, anzi ne darebbe un’idea distorta e fuorviante.
E’ Carl Rogers (1902-1987), psicologo statunitense e uno dei padri del counseling, a utilizzare questo termine per identificare un intervento d’aiuto (link post – relazione d’aiuto) diverso da quello psicologico e psicanalitico esistenti fino a quel momento.
“Questa nuova tecnica differisce dalle precedenti in quanto si prefigge scopi del tutto diversi. Essa infatti mira direttamente ad una maggiore indipendenza e integrazione dell’individuo, piuttosto che alla speranza di ottenere tali risultati con l’aiuto offerto dal consultore per la soluzione del problema. Punto focale è l’individuo, non il problema. Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l’individuo a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale sia quelli successivi in maniera più integrata. … Essa fa molto più affidamento sulla spinta individuale verso la crescita, la salute e l’adattamento.” [1]
Il Counseling opera nell’ambito della salutogenesi, ovvero della prevenzione della malattia o meglio della promozione della salute, così come intesa e definita dalla Carta di Ottawa nel 1986. E’ utile a questo proposito ricordare la definizione di salute dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità):
“La salute non è assenza di malattia o di infermità, bensì uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”.
Assocounseling, l’Associazione professionale di categoria a cui sono iscritta, definisce Il counseling professionale come
“un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.
E’ un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.” [2]
Secondo Rollo May, l’altro padre fondatore del counseling insieme a Carl Rogers, il counselor ha il compito di
“favorire lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare eventuali problemi di personalità che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno (…). Il superamento del problema, la vera trasformazione, comunque, spetta solamente al cliente: il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso”. [3]
Il counseling non è e non può essere inteso come una forma di terapia psicologica. Mentre quest’ultima richiede un processo globale di crescita (aspetto strutturale), il counseling richiede invece un cambiamento focalizzato su obiettivi specifici (aspetto adattivo).
Esistono infiniti modelli e scuole di counseling: Rogersiano o centrato sulla persona, Gestalt, dell’età evolutiva, transpersonale, sistemico, transazionale, psicocorporeo, psicosomatico, psicosintetico, fino ai più recenti olistico o addirittura sciamanico, tanto per citarne alcuni.
La mia formazione è in Counseling Artistico (link al post in Art counseling) Espressivo e Danza Movimento Relazionale Creativa ©.
[1] ROGERS, Carl R., Potere personale – Casa Editrice Astrolabio, 1978 pagg. 13-14
[2] http://www.assocounseling.it/counseling/definizione-di-counseling.asp
[3] May, Rollo, L’arte del Counseling – Casa Editrice Astrolabio, 1991