Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si fece male né affogò; il pozzo era ormai secco ed anche molto profondo, tanto che l’asino non poteva più uscirne. Ragliò per ore, disperato.
Il proprietario pensò a lungo al da farsi. Alla fine prese una decisione crudele: l’asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla, il pozzo era secco e in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva la pena sforzarsi per tirare fuori l’animale dal pozzo. Al contrario, chiamò i suoi vicini, perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino. Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro il pozzo.
L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto. Il contadino guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l’asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.
In poco tempo, l’asino riuscì ad arrivare fino all’imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscire trotterellando.
Un piccolo passo verso la Gioia di Essere.
L’immagine sopra al titolo è un quadro di Daniele Gori, L’asino Dandy