Mi piace andare allo studio a piedi. Mi piace allungare un po’ il percorso e passare per Villa Ada e godere del verde, della natura che si trasforma stagione dopo stagione. Con l’arrivo della primavera poi è una gioia vedere l’apoteosi dei colori, delle forme, delle varietà di alberi e arbusti in fiore. Il verde delle gemme, persino dell’alloro, è un richiamo forte e silenzioso alla vita, è connessione con la Madre Terra, è nutrimento dell’anima.
Un giorno ero talmente piena di bellezza e di stimoli che ho iniziato a chiedermi: come potrebbe essere una seduta di counseling nel verde? Come sarebbe uscire dallo studio e avere la natura come setting dell’incontro? Quale effetto potrebbe avere camminare nel parco invece di stare seduti uno di fronte l’altra?
Ho lasciato maturare queste domande all’interno e nel frattempo ho cercato di documentarmi. Ho scoperto tante cose: l’ecopsicologia, la Green therapy, Ecotherapy o Nature Therapy, un Centro di Counseling and Nature Teraphy a Austin, negli Stati Uniti e sopratutto Michael Gurian.
Counselor della coppia e della famiglia, autore di 28 libri tradotti in 22 lingue (ce ne fosse uno in italiano!), filosofo sociale, pioniere nel portare la neuro-biologia e le ricerche sul cervello nelle case, nelle scuole, nelle industrie e nella polizia con progetti pilota, co-fondatore del Gurain Institute, per la formazione di insegnanti e genitori per l’apprendimento efficace di genere, utilizza il counseling peripatetico in particolare con i ragazzi. Basato sul modello socratico di insegnare camminando, questo tipo di counseling consente al counselor e al cliente di fare qualcosa di fisico insieme. “Questo è, praticamente parlando, buono per stimolare il sistema limbico e l’elaborazione emotiva nei bambini, in particolari nei maschi. Crea inoltre un’opportunità per gli oggetti e le altre persone, lungo la strada, di svolgere un ruolo utile nel processo di counseling (“Che cosa ti ricorda quel ragazzo là?” “Guarda lei, che cosa pensi stia sentendo adesso?) Infine toglie le sedute dai piccoli spazi e lo immette nel mondo più grande lì fuori.”
E se il counseling peripatetico fosse utile anche agli adulti?
Pochi giorni fa ho proposto ad una mia cliente di incontrarci a Villa Ada per l’incontro successivo. Siamo verso la fine del nostro percorso insieme e immaginavo avrebbe accolto volentieri la novità. Così è stato infatti. Abbiamo parlato camminando per i sentieri della villa, con la stessa qualità di presenza, intimità e ascolto delle nostre sedute a studio, come se gli alberi fossero i nostri guardiani e le persone che incrociavamo quasi non esistessero. Arrivate al laghetto ci siamo sedute su una panchina. Stavamo facendo il punto della situazione, ripercorrendo il processo dall’inizio e a un certo punto ha detto: “All’inizio ero come una foglia al vento, fragile in balia delle persone e delle situazioni all’esterno”. Si è fermata un attimo con gli occhi rivolti verso i pini davanti a noi e lo sguardo interiore forse ancora nei ricordi di com’era e poi ha aggiunto: “Ora sono più stabile … come quel pino. Certo le mie radici non vanno ancora molto in profondità, ma ci sono. Le sento e mi sento salda.”
Avrebbe usato la metafora della foglia e del pino se non li avesse avuti davanti agli occhi per tutto il tempo dell’incontro? Avrebbe avuto la stessa chiarezza di visione se fossimo state in studio? Vedere davanti a lei la stabilità dell’albero l’ha aiutata a diventare consapevole del suo radicamento? Forse.
Di fatto questo è ciò che è accaduto al parco. ed è l’inizio per me del Counseling Peripatetico, tempo e clienti permettendo.
E a maggio ci sarà un’intera domenica di movimento e scrittura a Villa Ada. Ma di questo ne parleremo più avanti. Stay tuned!!
Un piccolo passo verso la Gioia di Essere.