Morte | Charles Bukowski

Sento che sto diventando grasso, vecchio e

rincoglionito.

Ansimo quando mi infilo le scarpe.

Non so se mi restano

anni, mesi, settimane,

giorni

o se l’ultimo minuto mi sta per

arpionare.

Non importa.

Questa bottiglia del 1983

di Saint-Emilion Grand Classé

fa suonare ancora il dannato gong,

perlomeno ho evitato di starmene

con le mani in mano

con gli altri vecchi scoreggioni

che elaborano ricordi

di poco conto

neanche i giovani aiutano molto,

sono solo specchi luccicanti senza

riflesso.

La morte siede su una sedia davanti a

me e osserva.

La morte vede ma non ha occhi

la morta sa ma non ha mente.

Spesso sediamo accanto nella notte.

La morte ha ancora solo una mossa.

Io neanche una.

Questo vino è eccellente.

Mi collega all’infinito.

Un uomo senza vino è come un pesce

senz’acqua,

un uccello senza ali.

Il vino scorre nel sangue della tigre

e dentro di me.

La morte non lo

eguaglia.

Può solo vincere una vittoria

scontata.

La morte si alza dalla sedia e

si piazza dietro di

me.

È una notte bellissima.

Allungo una mano e mi strappo un lungo pelo

dall’avambraccio.

Lo avvicino alla sigaretta e lo guardo

sfrigolare.

Sono pronto.

Gli alberi fuori sono silenti.

Nulla di più,

nulla di meno.

(Charles Bukowski)

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