” Tanti auguri a te. Tanti auguri a te. Tanti auguri cara Mudita. Tanti auguri a te.”
Eravamo tutti riuniti intorno al grande tavolo del giardino. Avevamo pranzato ed era arrivato il momento della torta del compleanno, era bellissima con sopra sette meravigliose candeline:
– il delfino che è il mio animale preferito fatto da papà,
– un cuore grande con le ali e il mio nome intagliato, creato da mamma,
– una stella anch’essa col mio nome opera di mia sorella grande,
– un fiore a cinque petali da parte di mia sorella piccola,
– un calice dell’abbondanza creazione di mia nonna,
– una spirale da parte di mio fratello
– uno strumento a fiato fatto dalla nonnabis, una specie di sassofono come quello che suonava da giovane.
Da molto tempo ormai, in occasione di un compleanno, le persone care creano tante candeline quanti sono gli anni del festeggiato o della festeggiata dandogli forme diverse e di buon augurio per il nuovo anno. Usiamo da decenni solo cera d’api e recuperiamo quella delle candele dei compleanni passati. Nonnabis mi ha raccontato un’abitudine veramente strana che c’era fino all’epoca del Corona Virus. Pare che dopo aver spento le candeline la persona che compiva gli anni dovesse romperne almeno una, meglio tutte. Le persone credevano che altrimenti portasse sfortuna. Mah! Pare che le candele fossero fatte industrialmente e che ce ne fossero in abbondanza. La cosa strana era che alle persone non importava nulla di gettare cose che potevano essere ancora utilizzate. Nonnabis dice che la gestione dei rifiuti era diventato un serio problema, in Italia e a Roma in particolare.
7 candeline, 7 anni. Sono grande ormai. Ho ricevuto dei bellissimi regali, quelli di nonnabis sono i miei preferiti: uno me l’ha dato stamattina, l’altro me lo darà fra poco, così ha detto. Sono tutti e due preziosi e inestimabili perchè sono stati le chiavi per uscire dal periodo del Corona Virus e sono utilissimi in qualsiasi epoca, ha detto nonnabis.
Stamattina mi ha accompagnata nel bosco, mi ha raccontato che una delle due chiavi è stata “stare con quel che c’è per il tempo che ci vuole.” Mi ha guidato a fare l’esperienza di stare con la paura. Non è stato facile per me stare con quelle sensazioni nel corpo per il tempo che c’è voluto. Sono cresciuta meditando tutte le mattine insieme ai miei coetanei e questo mi aiuta a rimanere completamente presente durante la giornata mentre gioco, faccio gli esercizi, i compiti, sto con gli altri. Eppure stare con la paura nel mezzo del bosco è stato tanto difficoltoso quanto pacifica e piacevole è stata la sensazione alla fine.
Mi domando come siano riusciti nel 2020 a “stare con quel che c’è per il tempo che ci vuole”. Nonnabis racconta che quasi tutti erano abituati ad andare sempre di corsa, che la maggior parte dell’Umanità non era abituata a concedersi di stare con le emozioni come la paura, la rabbia, la solitudine. Normalmente le tiravano malamente fuori o le ricacciavano dentro o facevano finta di niente. Erano pochi quelli che avevano l’abitudine di ritagliarsi del tempo per stare con se stessi, in silenzio, e ascoltare il proprio cuore. Dice nonnabis che all’inizio dello Stop forzato le persone hanno continuato per un bel po’ con la stessa modalità. Sembra che ci siano stati tantissimi appuntamenti alla finestra: flashmob sonori, applausi, inni, canzoni, spettacoli. C’era stata una gara di eventi gratuiti sui famosi social, il più grande mezzo di comunicazione e di organizzazione dell’epoca. Erano eventi bellissimi e utilissimi, ma con un’incalzare e una frequenza che continuava a riempire di impegni e di cose da fare la mente e le giornate delle persone.
Era però arrivato il momento di ESSERE, non più di Fare. Stare, non più correre.
Proprio attraverso i social comunque si diffuse ad un certo punto la seconda chiave per uscire, il secondo strumento con il quale hanno superato l’impasse e creato le basi della nuova Umanità.
Nonnabis ha detto che ora che avevo compiuto 7 anni poteva offrire anche a me quello strumento. I bambini in realtà lo conoscono già e lo vivono naturalmente senza pensarci: la coerenza cuore-cervello. Nel 2020, molto più di adesso, accadeva che crescendo i bambini ne perdessero la capacità e con essa alcune delle peculiari caratteristiche dell’essere umano, quelle che hanno a che fare con il cuore come la compassione, la gratitudine, la cura, il riconoscimento, la gentilezza, la pazienza. Così alcuni scienziati dell’epoca avevano creato un esercizio semplice e potente che serviva a risvegliare quelle capacità, una tecnica che rimetteva in coerenza cuore e cervello.
Per offrirmi questa tecnica siamo andate in un luogo speciale: la grande vasca naturale che si trova in una parte riparata del giardino. Ci siamo sedute sulla riva con il volto rivolto verso ovest dove il sole aveva iniziato a scendere.
Prima di cominciare l’esercizio nonnabis mi ha detto di ricordare un momento in cui mi sono presa cura di qualcuno o in cui qualcuno si è preso cura di me, oppure un episodio dove ho provato compassione, gentilezza o pazienza o ancora qualcosa per cui sono riconoscente,
Mi sono ricordata di quella volta in cui ho trovato un passerotto con l’ala spezzata, l’ho preso con delicatezza fra le mani e portato a casa. Me ne sono presa cura fino a quando non è riuscito a volare di nuovo. E lui ancora oggi torna ogni mattina a cinguettare sul mio davanzale. Era stato proprio bello prendermi cura di lui.
“Perfetto” disse nonnabis.
“Ora chiudi gli occhi.
Puoi anche lasciarli aperti se preferisci.
Porta l’attenzione al petto, alla zona del cuore.
Puoi portarci le mani, se vuoi. Sarà più facile per il cervello mantenere l’attenzione in quell’area
Continua a respirare
Lascia che il respiro rallenti naturalmente.
Ora immagina che il respiro entri ed esca dal cuore.
Senti il cuore espandersi e ritirarsi al ritmo del respiro.
Stai con il cuore che respira e ricorda quando ti sei occupata del passerotto, la CURA con cui l’hai fatto
Stai con quella sensazione mentre continui a sentire il respiro del cuore.
…..
Respira
e piano piano allarga l’attenzione a tutto il corpo
Quando vuoi rilascia le mani dal petto
Sorridi e riapri dolcemente gli occhi”
“Che sensazione nonnabis! Non so come descriverla. Mi sono sentita grande come il mondo e leggera. Era come se il cuore che respirava potesse abbracciare te, la vasca, il prato, la casa e tutto intorno. E quando ho sentito la cura che avevo avuto con il passerotto tutto è diventato ancora più palpabile e grande. Grazie, grazie nonnabis.”
Ci siamo prese per mano e siamo rimaste sedute a lungo sul bordo della vasca naturale, in silenzio. Il sole piano piano ha iniziato a scendere all’orizzonte e il cielo a colorarsi di mille sfumature di rosa, arancio e violetto.
Vieni anche tu con noi, raggiungici sulla riva. Godiamoci insieme il tramonto.
Immagine tratta dalla pagina FB Mind vs Heart
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NOTA. Questo racconto fa parte di una raccolta intitolata IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI. Ogni racconto può essere goduto separatamente o nell’ordine di narrazione:
1. Il coronavirus raccontato dai nostri bisnipoti
2. Fine della quarantena
3. Affacciamoci compagnia
4. Stare con quel che con quel che c’è per il tempo che ci vuole
5. Cuore e Cervello insieme
6. Una nuova fase