13 marzo 2057
Abbiamo ballato tutta la notte. Anche la nonnabis e i suoi amici centenari. Era uno spettacolo vederli. Credo che l’aver attraversato e superato il CoronaVirus li abbia resi praticamente invincibili. Hanno un’energia e una voglia di vivere veramente contagiosa.
Ho chiesto alla nonnabis come faccia ancora a ballare, a cantare e a ridere con così tanta energia. Mi ha risposto che c’è stato un momento, mentre ballava, che il suo corpo si è ricordato il giorno della fine della quarantena ed ha iniziato a muoversi, più o meno, come allora.
Ha detto che si sentiva come quel giorno quando tutte le persone sono potute finalmente uscire di casa e le strade si sono riempite di gente festante. All’inizio in realtà era tale la disabitudine e la paura del contagio che hanno cominciato ad avvicinarsi piano piano. Ma ben presto la mancanza di abbracci, di contatto, di stare insieme in carne ed ossa era stata così forte e prolungata che ogni remora è caduta e si abbracciarono tutti, conosciuti e sconosciuti, e restarono abbracciati minuti interi.
E’ li che è nata l’usanza, che abbiamo tuttora, di abbracciarsi a lungo quando ci si incontra, in famiglia, con gli amici stretti e con tutti, qualsiasi sia il ruolo che svolgono nella società. Siamo tutti esseri umani, ugualmente degni e nutriti del contatto con gli altri. Non iniziamo mai una classe, un incontro, una riunione di lavoro senza che tutti si siano scambiati un lungo abbraccio. Anche di questo sono grata alla nonnabis e ai suoi coetanei. E’ così bello iniziare ogni cosa con un abbraccio!
“E’ stata un’esplosione di Gioia collettiva” – ha continuato la nonnabis – “Non avevo mai provato un’emozione così intensa, tanto intensa da avere la sensazione che il cuore non potesse contenerla e volesse uscire dal petto. Eravamo tutti così entusiasti e pieni di Gioia che non la finivamo di abbracciarci, baciarci e ballare. Quanto abbiamo ballato! Tutta la notte e il giorno dopo e la notte successiva e il giorno dopo ancora e di nuovo la notte e il giorno. 72 ore di seguito! Abbiamo suonato, cantato, danzato tutte le canzoni che sapevamo e quelle che abbiamo inventato lì per lì. Passavamo ore intere a suonare qualsiasi tipo di percussione esistente o improvvisata. I piedi si muovevano da soli, il corpo rinasceva e ogni cellula sorrideva e brillava. La mente di tutti si riempiva di quella pura Gioia e da allora anche i pensieri più cupi hanno sempre almeno una goccia di quell’esperienza che si tramanda di generazione in generazione, di donna in donna, proprio a livello cellulare. E’ per quello che ci sono tante donne e tante bambine che hanno il tuo stesso nome: Mudita” E a quel punto la nonnabis mi ha raccontato per l’ennesima volta il significato del mio nome. Te la racconto che forse non lo conosci.
Mudita vuol dire gioire della gioia dell’altro. E’ un termine del buddismo. Per Siddharta Gautama, meglio noto come Buddha, vissuto tra il V e il IV secolo a.C., la gioia non era una risorsa limitata su cui litigare o a cui avevano diritto soltanto pochi fortunati. La gioia era infinita, illimitata. Per Siddharta la parola mudita esprimeva la piena esperienza di una GIOIA (e non di invidia o risentimento) che si provava a venire a sapere le cose belle accadute a qualcun altro. Secondo lui, il puro fatto di poter provare mudita in prima battuta era la prova che la felicità degli altri non diminuisce la nostra: al contrario l’aumenta.
Mi piace sempre quando la nonnabis mi racconta questa storia. Le sono saltata al collo e ci siamo abbracciate strette strette. Il Corona Virus non c’è più da un pezzo. Dai, vieni anche tu nel nostro abbraccio.
Foto di Mitchell Luo su Unsplash
QUI PUOI TROVARE LA VERSIONE AUDIO DI QUESTA FIABA
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NOTA. Questo racconto fa parte di una raccolta intitolata IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI. Ogni racconto può essere goduto separatamente o nell’ordine di narrazione:
1. Il coronavirus raccontato dai nostri bisnipoti
2. Fine della quarantena
3. Affacciamoci compagnia
4. Stare con quel che con quel che c’è per il tempo che ci vuole
5. Cuore e Cervello insieme
6. Una nuova fase