DA UN LAGO SVIZZERO di Eugenio Montale
Mia volpe, un giorno fui anch’io il “poeta
assasinato”: là nel noccioleto
raso, dove fa grotta, da un falò;
in quella tana un tondo di zecchino
accendeva il tuo viso, poi calava
lento per la sua via fino a toccare
un nimbo, ove stemprarsi; ed io ansioso
invocavo la fine su quel fondo
segno della tua vita aperta, amara,
atrocemente fragile e pur forte.
Sei tu che brilli al buio? Entro quel solco
pulsante, in una pista arroventata,
àlacre sulla traccia del tuo lieve
zampetto di predace (un’orma quasi
invisibile, a stella) io, straniero,
ancora piombo; e a volo alzata un’anitra
nera, dal fondolago, fino al nuovo
incendio mi fa strada, per bruciarsi.
NOTA Questa certamente non è fra le più belle poesie di Montale. L’ho scelta perché ha una caratteristica curiosa. Le lettere iniziali di ogni verso formano il nome e il cognome di Maria Luisa Spaziani, poetessa italiana deceduta nel 2014. I due artisti furono legati da un sodalizio intellettuale e un’affettuosa amicizia per lunghi anni.