Siamo arrivati praticamente a metà del nostro cammino delle 21 parole per la nuova Umanità. Abbiamo percorso finora sette parole italiane Semplicità, Fiducia, Amore, Coraggio, Gioia, Presenza e Respiro e due parole sanscrite Mudita e Dharma.
Questa è la prima parola inventata. Si, inventata, non da me, ma da Rob Brezsny, astrologo, scrittore e musicista americano. L’ha inserita nell’oroscopo del segno del capricorno per questa settimana, dal 17 al 23 settembre 2020 e l’ho subito adottata.
Significato
Essendo una parola inventata non possiamo trovarla nella Treccani online dove però possiamo trovare la definizione di Perfezionista s. m. e f. [der. di perfezione] (pl. m. –i). – Chi, per tendenza nevrotica o per naturale insoddisfazione, tende in ogni sua attività a una perfezione ideale irraggiungibile.
Origini
Abbiamo detto che la parola è stata inventata da Rob Breszny nell’oroscopo del capricorno di questa settimana dove descrive così gli imperfezionisti. “Capiscono che insistere sulla purezza assoluta può rendere le cose sterili e brutte. Coltivano l’eccellenza ma al tempo stesso sono consapevoli che le irregolarità e le eccentricità possono infondere bellezza al loro lavoro.”
Sulla parola
La magnifica coppia formata da Maura Gancitano e Andrea Colamedici, filosofi, scrittori, pensatori e fondatori del progetto Tlon, hanno così commentato e sostenuto Breszny:
“C’è un concetto molto bello ideato dall’astrologo Rob Brezsny: l'”imperfezionismo”. Serve a identificare quel tipo di persone che non si lascia sopraffare dall’ansia del perfezionismo e gode delle anomalie della vita.
Gli imperfezionisti sanno, con Borges, che soltanto insieme al disordine la simmetria trova il suo senso. In altre parole, sanno che “perfetto” significa “chiuso”, e cioè “che non lascia spazio” ad altri innesti.
E che, quindi, se vuoi divertirti davvero devi imparare ad amare l’imperfezione.
Gli imperfezionisti non escludono affatto la perfezione dalla loro vita. Semplicemente smettono di cercarla nelle azioni e nelle persone. Non costringono più il mondo ad entrare dentro le cornici: accettano che la penna dell’esistenza scriva anche (e soprattutto) fuori dai bordi.
Sentono la perfezione della Vita che si manifesta nella relazione tra le infinite imperfezioni. Cercano e generano la meraviglia degli “errori”.
Diventa anche tu imperfezionista!“
Ecco, diventiamo imperfezionisti! Non è male. In fondo il quadrifoglio è un trifoglio imperfetto, per esempio.
Gli imperfezionisti è anche il titolo di un romanzo di Tom Rachman. Narra di un giornale internazionalista, con sede a Roma, dove nel corso di 50 anni hanno lavorato dipendenti americani, inglesi, australiani e canadesi. “E’ il regno dell’approssimazione mediatica, dove l’arte della verità fluttua pericolosamente … tra cialtroneria e bassezze, cinismo e solitudine”.
La nuova Umanità non ha affatto bisogno degli imperfezionisti come i giornalisti del romanzo. Quelli li lasciamo volentieri nella vecchia Umanità. In quella nuova, a mio parere, abbiamo bisogno di lasciar andare quella “tendenza nevrotica a una perfezione ideale e irraggiungibile” di cui abbiamo sofferto, e ancora soffriamo, in molti. Con gradi diversi sicuramente, ma molti, per non dire tutti, a cominciare da me. Abbiamo bisogno di godere delle anomalie della vita, di lasciare spazio per altri innesti, cercare e generare la meraviglia degli “errori”.
Come fare? Porsi queste domande e lasciar scaturire le risposte potrebbe essere un primo passo.
Alcune domande
Cos’è per te la perfezione?
E’ qualcosa che cerchi di raggiungere nella vita? Quando?
Cosa accade dentro di te quando non raggiungi quella perfezione che avevi immaginato, sognato, voluto?
Cosa ti suscita l’idea di essere “imperfezionista”? Di lasciare che l’esistenza scriva fuori dai bordi?
Cosa accade quando compi qualche “errore”? Come ti tratti? Come ti giudichi?
E se sono gli altri a compiere “errori”?
C’è qualche aspetto fisico, emotivo, psicologico di te che giudichi imperfetto, anomalo? In che relazione sei con quell’aspetto?
“Il quadrifoglio è un trifoglio imperfetto” che sensazione, emozione, riflessione suscita in te questa frase?
Un tocco d’arte
Lentamente muore Martha Medeiros
(poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda)
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
Suggerimenti per il corpo
Il corpo è il luogo dove, non solo le donne, giudicano e spesso soffrono le “imperfezioni”, reali o immaginarie, rispetto a canoni di bellezza standardizzati e imperanti.
Quale aspetto fisico, quale parte del tuo corpo giudichi imperfetta?
E se fosse il tuo quadrifoglio?
Come sarebbe considerare quella parte, quell’aspetto il tuo portafortuna?
Un piccolo passo verso la Gioia di Essere
________________________________________________________________
Foto di Amy Reed, Isabella e Louisa Fischer, Markus Spiske su Unsplash